CK, creatività scientifica ad alto contenuto tecnologico

Incontro con il collettivo di ricercatori per parlare di innovazione e trasformazione digitale.

Made in Italy Lab riceve con piacere la visita di Massimiliano Alvioli e Massimiliano Proietti, due dei sette soci fondatori di Convective Knowledge, o più semplicemente CK, realtà con la quale è iniziata da alcuni mesi una collaborazione fatta di scambi di idee e di condivisione di competenze da mettere al servizio dell’industria e delle produzioni manifatturiere.

Cosa vi ha attirato di più di Made in Italy Lab?

La volontà di valorizzare il made in Italy cercando di accompagnarlo lungo la via della trasformazione digitale senza snaturarne l’identità. Apprezzo anche lo spirito collaborativo orientato al networking e la volontà di provare a percorrere strade nuove.

Veniamo a voi: cos’è e come si sviluppa Convective Knowledge? Spieghiamolo a chi ne sente parlare per la prima volta.

Convective Knowledge è una società di ricercatori che credono nelle potenzialità della creatività scientifica. Siamo sette persone accomunate dall’aver studiato Fisica all’Università di Perugia. Abbiamo svolto attività di ricerca scientifica, sviluppando capacità di affrontare e risolvere i problemi con rigore, ma sempre con fantasia e originalità. Proponiamo e sviluppiamo idee di nuovi prodotti e servizi per aziende che vogliono fare innovazione. Per alcune delle nostre idee abbiamo già ottenuto brevetti per invenzione industriale.

Società di ricercatori che credono nelle potenzialità della creatività scientifica

Da sinistra, Ermanno Imbergamo, Massimiliano Proietti, Simone Nardi

Su cosa si basano e su quali settori vertono le vostre consulenze scientifico-tecnologiche?

Proponiamo idee innovative basate sul metodo scientifico. Sommando le competenze rappresentate dai singoli elementi che compongono il collettivo siamo in grado di spaziare dalla fisica delle particelle alla fisica dei nanomateriali, dai materiali innovativi alle energie rinnovabili, dalle geoscienze all’informatica, dalla fisica delle microonde alla produzione di energia con metodi alternativi.

Industria 4.0: se ne parla molto ma non tutti hanno le idee chiare. Proviamo a spiegarla in parole semplici, anche a chi ne è completamente digiuno.

Certo, a mia nonna la spiegherei così: “nonna, prendi una pentola e mettici qualche chilo di telefonini, tablet e computer, poi in una terrina bella larga metti un quintale di microspie e mescola sino a ottenere un impasto omogeneo. A questo punto prendi un cucchiaio e vai in giro per la casa a versare cucchiaiate di impasto su porte, tavoli, finestre, lampadari. Suona alla tua vicina di casa e chiedile di fare altrettanto, poi vai in giro per il paese e chiedi a tutti di fare altrettanto.
Vedi nonna? È una trasformazione digitale, un grande cambiamento di logiche, strumenti e abitudini che coinvolge tutto e tutti. L’impasto collega fra loro tutti gli oggetti del paese, i negozi, i magazzini, le industrie. Eventualmente anche le persone possono essere spalmate di impasto!”

Direi quindi che l’obiettivo di fondo dell’industria 4.0 è sviluppare questa fitta rete di collegamenti e strategie tecnico-logiche per ottenere benefici in termini di prestazioni, efficienza, velocità, analisi, statistica, automazione, controllo e coordinamento.
Per noi Industria 4.0 rappresenta una politica industriale che ha una sua logica, una visione a lungo termine, condivisibile o meno, ma chiara e sensata.

La vostra estrazione è prevalentemente da ricercatori fisici: come e perché avete deciso di confrontarvi con gli imprenditori, le aziende e il mondo della trasformazione digitale?

Abbiamo idee nostre, le capacità per realizzarle e la rete di professionisti e figure accademiche necessaria per creare prodotti originali, nuove tecnologie e servizi innovativi.
In ambito prettamente universitario non abbiamo abbastanza spazio per valorizzare le nostre idee, poiché l’attività accademica è indirizzata ad altri scopi. Convective Knowledge si rivolge a interlocutori del mondo imprenditoriale, ecco perché ci siamo costituiti come impresa.

A quali progetti innovativi avete lavorato?

Più di tanto non è possibile rivelare perché i nostri progetti più recenti sono protetti dal segreto industriale. Fra i progetti commissionati, uno dei più interessanti è stato lo sviluppo di un serramento che implementa la tecnologia del vuoto come isolante termico:, con questo sistema innovativo si ottengono infissi con eccellenti prestazioni energetiche, specie se per usati in edifici residenziali e in serre agricole.

Tra i nostri progetti interni siamo invece molto legati a Light to Light: si tratta di innovativi pannelli luminosi che funzionano senza energia elettrica. Si basano sui fenomeni ottici della luminescenza e della riflessione totale della luce ambientale.

Pannelli luminosi innovativi senza energia elettrica

Uno dei pannelli luminosi senza lampadina di light2light

Che tipo di servizi e supporto offrite alle aziende che vogliono innovare?

Offriamo consulenze per l’innovazione a tutto tondo. Sosteniamo le aziende nel coordinare progetti di ricerca e sviluppo già esistenti, ma ne proponiamo anche di nuovi. Ci occupiamo anche di valutare studi di fattibilità, redigere brevetti e consulenze tecnico-tecnologiche.

Per Convective Knowledge cosa vuol dire fare innovazione?

Per noi innovazione è rinnovare. È giocare a immaginare nuove soluzioni, elaborare idee ragionevoli, testarle sul campo con metodo scientifico e infine renderle fruibili.

Se è vero che l’innovazione passa dal cambiamento, quali sono le resistenze più grandi che riscontrate in azienda?

La società contemporanea è ricchissima di beni materiali. Abbiamo oggetti in abbondanza di ogni tipo e per tutti i gusti. D’altra parte siamo poveri di beni immateriali, per esempio il tempo. La mancanza di tempo impedisce alle aziende di pensare a ciò che è nuovo, impedisce di discostarsi dalle pratiche consolidate, poiché progettare il nuovo prende tempo e il tempo non c’è. Il denaro è anche un problema, ma l’ultimo dei problemi.

Il fattore tempo può dunque essere un ostacolo al cambiamento. A livello di mentalità avete invece notato dei nodi critici?

Anche quella può essere un problema. L’innovazione digitale non è solo installare dei componenti nuovi o delle attrezzature informatiche. Il cambiamento vero nasce sempre dalla testa. Ovviamente non faccio nomi, ma alcuni industriali importanti ci hanno rivelato che il loro processo produttivo è fermo a cinquanta anni fa.

La vostra società di ricercatori prende origine dal mondo accademico. A che punto siamo in Italia con l’idea di provare a generare connessioni tra università, tecnologie, imprese e mercato?

La connessione tra università e impresa è molto instabile, purtroppo. La maggior parte delle collaborazioni è priva di contenuti, strumentale all’ottenimento di benefici finanziari da entrambe le parti.
L’accademico tipico non ha tempo per dedicarsi al mondo dell’impresa e l’imprenditore medio non ha tempo per parlare con gli accademici. Le mentalità dell’accademico e dell’imprenditore sono veramente distanti. Negli ultimi anni l’università si è molto avvicinata all’impresa e di esempi virtuosi ne esistono. La distanza culturale tra i due mondi resta comunque grande.

Un settore in crescita che farà da traino all’innovazione nel prossimo futuro?

Un settore che è trasversalmente presente, sia nella ricerca scientifica che nelle aziende più innovative, è quello che in qualche modo cade sotto la definizione di big data. Il termine definisce in breve l’insieme delle tecnologie di analisi di grandi quantità di dati. I dati possono essere di qualsiasi natura, dalle misure di un apparato per la ricerca scientifica o di qualsiasi tipo di sensore, ai dati sulla salute delle persone o sui loro interessi, come quelli che emergono dai social network.

L’analisi dei dati è volta a comprenderne le relazioni, in modo da usarli in maniera predittiva. Certamente questo è un settore in espansione e oggi anche le piccole e medie imprese possono trarre beneficio da un utilizzo sistematico e mirato dei dati a loro disposizione o che possono essere acquisiti o acquistati da altri soggetti. Per questo motivo c’è spazio per fare molto lavoro: non c’è limite alla quantità e alla peculiarità dei dati utili per un particolare scopo, scientifico o commerciale, e alle tecniche per analizzarli e metterli a frutto.

Grazie a Massimiliano Alvioli, a Massimiliano Proietti e a tutta la società Convective Knowledge.
A breve seguiranno aggiornamenti sugli sviluppi dei progetti che stiamo curando insieme per conto di alcune aziende del Centro Italia.

Convective Knowledge
http://www.convectiveknowledge.it
Via del Radar, 8
Perugia (PG)
Umbria


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