TeamDev, dieci anni di innovazione

Focus con la software house per parlare di tecnologie, mercati e industria 4.0

Made in Italy Lab incontra TeamDev, azienda di Perugia esperta in innovazione tecnologica con sedi anche in Toscana, Piemonte e Danimarca. Ad accoglierci Andrea Cruciani, titolare, e Matteo Piselli, responsabile della comunicazione.

Andrea, come è nata e si è sviluppata TeamDev?

A gennaio di quest’anno abbiamo festeggiato dieci anni di attività. All’inizio eravamo due soci, entrambi specialisti di informatica e sviluppo software, ci occupavamo di portare nuove tecnologie sul mercato. Di anno in anno siamo cresciuti e ci siamo specializzati costantemente. La scelta di puntare forte su alcuni segmenti di mercato ci ha consentito di sviluppare specializzazioni verticali, supportate anche dall’ingresso di nuovi soci e dall’inserimento di personale con competenze specifiche.

Andrea Cruciani di TeamDev

Il 2008, almeno in Italia, è l’anno che viene fatto coincidere con l’inizio della crisi: non ritieni che sia stato un azzardo avviare un’azienda in quegli anni?

Ho sempre creduto poco alla storia della crisi. Penso che quando si hanno idee, competenze e determinazione ci sia sempre spazio per realizzare progetti innovativi e fare cose interessanti, crisi o non crisi. Certo, in molti tra amici e parenti mi hanno scoraggiato dall’intraprendere quest’avventura, ma non ho prestato ascolto più di tanto. Anche perché, a dirla tutta, è proprio nei presunti periodi di crisi che si dovrebbe investire e tirar fuori il meglio, soprattutto in ricerca, idee e innovazione.

Oggi di cosa si occupa TeamDev?

I campi nei quali operiamo sono sostanzialmente quattro. Abbiamo una sezione denominata GisAction ed è dedicata ai sistemi informativi geografici, alla gestione cioè di dati per pubbliche amministrazioni e Ong dove le informazioni territoriali e demografiche sono prioritarie: si pensi per esempio ai censimenti della popolazione, agli archivi catastali e alla gestione di informazioni che possono riguardare infrastrutture come le reti idriche o patologie come l’aids.

Le altre sezioni sono Professional Services, dedicata a software e interfacce uomo macchina per le aziende; Agricolus, che si occupa di agricoltura intelligente e WiseTown, specializzata in sistemi di interfacciamento tra uomo e città e tra uomo e pubblica amministrazione.

Agricoltura intelligente: un settore dalle grandi prospettive, specie per un paese come l’Italia. Come lo state approcciando?

Agricolus è stata concepita e incubata in TeamDev, ma ora si è sviluppata a tal punto da aver assunto le caratteristiche di un’azienda autonoma. Fornisce strumenti e tecnologie di alto livello al supporto dell’agricoltore e dell’agronomo. Si tratta nello specifico di sistemi automatici che funzionano tramite algoritmi in grado di predire malattie e ottimizzare i trattamenti. Algoritmi che si basano sia sull’inserimento di informazioni manuali che sulla raccolta di dati tramite sensori installati sul campo.

È un settore che ha potenzialità di crescita enormi, sono sempre di più le aziende agricole che stanno cercando di applicare le tecnologie digitali all’agricoltura, anche se non mancano le resistenze.

Che tipo di resistenze avete riscontrato?

L’agricoltura si è basata per secoli sull’esperienza degli agricoltori stessi, nella quale spesso confluiva anche un bagaglio fatto di intuizioni, colpi d’occhio, tradizioni consolidate e credenze popolari, non sempre supportate da basi scientifiche. Ovvio che non tutti siano pronti a un cambio netto di mentalità, è una resistenza strutturale e generazionale.

Nel concreto, che tipo di vantaggi offrono i sistemi per l’agricoltura intelligente come Agricolus?

Il più grande è quello di poter approcciare l’agricoltura in modo scientifico. Alle aziende agricole viene richiesto di essere competitive, pure loro devono fare i conti con un mercato globale, lo vediamo bene con i prodotti alimentari e ortofrutticoli made in Italy. Il colpo d’occhio e le tradizioni popolari non bastano più.

Con il tempo sono inoltre diminuiti finanziamenti e contributi. Sono state varate leggi sui trattamenti. Tutto questo per dire che non si può più fare a meno di un sistema scientifico che consenta di raccogliere, interpretare e archiviare le informazioni per prendere decisioni basate su dati certi.

Passiamo a un contesto urbano. Hai nominato WiseTown come sezione dedicata al rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione: puoi dirci di più?

Sviluppiamo sistemi adatti particolarmente alle piccole e medie città. Si tratta di set di funzionalità che raccolgono e gestiscono le segnalazioni e le opinioni dei cittadini in merito a un servizio oppure a un luogo.

Inoltre realizziamo pannelli di controllo per la gestione in tempo reale di eventi, un po’ come se fosse la torre di controllo di un aeroporto. C’è un cruscotto generale e alcuni sub-cruscotti, tramite i quali si ha la panoramica generale dell’evento e delle singole criticità, per esempio a livello di sicurezza. In caso di problemi si possono inviare operatori o disporre altri interventi.

Domanda generale: cosa vuol dire innovazione? Che definizione personale ne dai?

Per me innovazione è portare un valore aggiunto sul mercato o alla collettività in modo migliore rispetto a quanto avveniva prima, in modo quindi più efficace o più efficiente.

Innovazione tecnologica, sistemi informativi geografici

Le tecnologie digitali sono in contrasto con il concetto stesso di made in Italy? Oppure rappresentano un’opportunità?

Il digitale può avere sul made in Italy un impatto notevole, anche su quello tradizionale. Di contrasti ne vedo ben pochi. L’Italia è fortunata e competitiva perché è eclettica. Nella sua capacità di mettere in connessione le cose con competenze trasversali non è seconda a nessuno. Se riusciamo a unire queste nostre competenze con gli strumenti digitali allora possiamo fare un bel balzo in avanti.

È un discorso che riguarda solo le grandi aziende oppure coinvolge anche i piccoli artigiani?

Riguarda tutti. Anche l’artigiano che lavora il legno può avere benefici importanti dal digitale. Può ottenere vantaggi in termini di manutenzione, di produttività, di sicurezza e di organizzazione, tutti elementi che pur non essendo legati all’atto manuale in senso stretto, aiutano comunque la sua attività a essere competitiva sul mercato.

In altre parole, le tecnologie digitali permettono all’artigiano di concentrarsi sul cuore del suo lavoro, delegando alla macchina le attività per così dire accessorie, che poi alla fine tanto accessorie non sono, in quanto se eseguite in modo manuale portano via tempo e risorse, con risultati oltretutto di molto inferiori se paragonate a ciò che potrebbero fare le tecnologie digitali.

A che punto sono le aziende italiane con i parametri dell’industria 4.0?

Siamo sulla buona strada ma c’è ancora tanto da fare. Soprattutto a livello di obiettivi, che vanno definiti meglio. Nell’industria 4.0 l’utilizzo del dato ha un’importanza centrale, oggi siamo in una zona di frontiera, una fase ancora sperimentale.

Vedo tante aziende che raccolgono dati, ma lo fanno in modo un po’ acritico. Sono più concentrate sugli strumenti che su una visione forte del futuro. Le vere domande da porsi sono: cosa ci facciamo con tutti questi dati? dove vogliamo arrivare? come li usiamo per creare valore e migliorare il quotidiano?

Come pensate di aiutare le aziende a muoversi in modo giusto all’interno dell’industria 4.0?

Faccio una breve parentesi. Non amo questa definizione, il termine “4.0” mi sembra inflazionato, spesso la trovo una formuletta usata per darsi un tono o spingere le vendite. L’innovazione vera è molto più che installare nuovi macchinari e fare le cose vecchie con strumenti nuovi. Non nascondiamoci dietro un’etichetta. Come dicevo prima: occorre innanzitutto chiedersi cosa stiamo facendo, perché lo stiamo facendo e dove vogliamo arrivare.

Detto questo, per aiutare le aziende a sfruttare i dati che raccolgono, abbiamo istituito quella che a tutti gli effetti è una task force interna. Dall’inizio di quest’anno in TeamDev stiamo infatti focalizzando il lavoro di tre persone, che sono data scientist ed esperti di industrial IoT, per studiare tutti i possibili modi con i quali le aziende possono usare i dati in modo produttivo per migliorare manutenzione predittiva, logistica, sicurezza, modello di business e altro ancora.

Ci siamo dati un anno di tempo, al termine del quale potremo condividere la nostra esperienza con aziende e partner.

Made in Italy Lab ringrazia Andrea Cruciani e Matteo Piselli per le informazioni e il tempo dedicato.

TeamDev
https://www.teamdev.it
Via Settevalli, 320
Perugia (PG)
Umbria


Ti è piaciuto questo articolo?
Qual è il tuo punto di vista?
Parliamone online.